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mercoledì 15 aprile 2009

Castità e Lussuria

Castità e Lussuria


lussuria
Indice:



Dopo lo "Avvertimento" c'è una piccola parte introduttiva che ci permette di approfondire ulteriormente come la tematica del sesso venga affrontata dal clero.
"Questo lubrico argomento essendo sempre, per la nostra fragilità, pericoloso non lo si deve studiare che per necessità, con animo vigilante, con retto fine, e invocando la suprema assistenza di Dio. Chiunque facesse troppo a fidanza colle proprie forze, e si gettasse perciò in questo argomento senza discrezione e senza prudenza, non ne uscirebbe certamente illeso, poiché dice la Scrittura (Eccl. 3, 27): Chi ama il pericolo, in esso perirà.
Conviene invocare frequentemente il patrocinio della Vergine Santissima, specialmente al primo insorgere delle tentazioni, e usare una giaculatoria come la seguente:
«O Vergine purissima, monda il mio cuore e la mia carne colla tua santissima verginità e la tua immacolata concezione. Così sia."
La sessualità viene vista come un pericolo per l'anima, un qualcosa in cui addentrarsi protetti dalla solida corazza della teologia, e naturalmente, dall'immagine della Vergine, donna-dea, antitesi della femminilità.
L'introduzione prosegue con la spiegazione, prima e l'esaltazione poi della castità. Si noti che l'autore del libricino ci rivela che il termine "Castità" deriva dal verbo "castigare" e di logica, esaltandola a virtù, egli ci dice che la mortificazione del proprio essere, di cui gli impulsi sessuali fanno parte, è cosa giusta e auspicabile. In poche parole, una sorta di elogio al masochismo (in senso lato).
La castità si distingue in Coniugale, Vedovile e Verginale. La prima è considerata una moderazione del matrimonio, la seconda l'astinenza dal sesso del o della vedova, la terza, cito, aggiunge all'astinenza perfetta l'integrità della carne. Secondo il Catechismo della chiesa Cattolica non vi è una castità superiore all'altra in termini morali come peraltro scritto dal S.Ambrogio :
"Non lodiamo l'una escludendo le altre. [...] Sotto questo aspetto, la disciplina della Chiesa è ricca"
Bontà loro.
Ad ogni modo contraria alla Castità c'è la Lussuria, e il libretto si dilunga nello specificare varie forme di lussuria. A tal proposito per completezza, visto che il libricino (da questo momento le citazioni saranno in blu) è solo un pretesto, mi rifaccio al Catechismo della Chiesa (che invece verrà riportato in rosso). In esso non si parla di contrarietà o reciproci che dir si voglia, ma di "offese alla castità". In poche parole si elencano le pratiche che recherebbero offesa alla mortificazione del proprio corpo (e della propria intelligenza, aggiungo io).
Riporto e commento l'elenco:
  • La lussuria è un desiderio disordinato o una fruizione sregolata del piacere venereo. Il piacere sessuale è moralmente disordinato quando è ricercato per se stesso, al di fuori delle finalità di procreazione e di unione.
La cosa potrebbe valere in modo unanime se consideriamo l'eccesso, essendo l'eccesso sempre fonte di problemi. Rimane personalmente inconcepibile l'idea che il piacere non possa essere ricercato fine a se stesso ma debba avere altre finalità. Che non debba essere dunque priorità assoluta è morale, che non possa esistere senza il fine di conseguire più alti principi è moralismo.
  • Per masturbazione si deve intendere l'eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di trarne un piacere venereo. « Sia il Magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato ». « Qualunque ne sia il motivo, l'uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità ». Il godimento sessuale vi è ricercato al di fuori della « relazione sessuale richiesta dall'ordine morale, quella che realizza, in un contesto di vero amore, l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana »
La masturbazione nasce con la scoperta della propria sessualità, la mortificazione di questa pratica genera al limite frustrazioni, trasformando il sesso in un mostro divora anime, cosa che peraltro è chiaramente lo scopo della Chiesa.
  • La fornicazione è l'unione carnale tra un uomo e una donna liberi, al di fuori del matrimonio. Essa è gravemente contraria alla dignità delle persone e della sessualità umana naturalmente ordinata sia al bene degli sposi, sia alla generazione e all'educazione dei figli. Inoltre è un grave scandalo quando vi sia corruzione dei giovani.
Da qui si evince il moralismo malato e aberrante dell'ecclesiale, ovvero l'incapacità di percepire l'amore tra persone che non abbiano ancora (o che non abbiano intenzione) di regolarizzare il loro rapporto amoroso attraverso un contratto quale di fatto è il matrimonio. Peggio, c'è la sottomissione del sentimento amoroso alle regole religiose, per cui solo ciò che è riconosciuto dalla Chiesa è vero amore. L'attrazione sessuale è di fatto ciò che avvicina le persone, è la scintilla del sentimento amoroso, l'idea che non possa essere assecondata va contro ogni dinamica naturale e per questo è matrice di aberrazioni.
  • La pornografia consiste nel sottrarre all'intimità dei partner gli atti sessuali, reali o simulati, per esibirli deliberatamente a terze persone. Offende la castità perché snatura l'atto coniugale, dono intimo e reciproco degli sposi. Lede gravemente la dignità di coloro che vi si prestano (attori, commercianti, pubblico), poiché l'uno diventa per l'altro oggetto di un piacere rudimentale e di un illecito guadagno. Immerge gli uni e gli altri nell'illusione di un mondo irreale. È una colpa grave. Le autorità civili devono impedire la produzione e la diffusione di materiali pornografici.
La cosa interessante di questo capoverso non è tanto la disquisizione sulla moralità della pornografia, quanto l'ultima parte: è chiaro, senza ombra di dubbio, la mentalità della chiesa di imporre la propria volontà anche attraverso le autorità civili. E' una prassi, una mentalità, cui la pornografia altro non è che uno dei tanti esempi.
  • La prostituzione offende la dignità della persona che si prostituisce, ridotta al piacere venereo che procura. Colui che paga pecca gravemente contro se stesso: viola la castità, alla quale lo impegna il Battesimo e macchia il suo corpo, tempio dello Spirito Santo. La prostituzione costituisce una piaga sociale. Normalmente colpisce donne, ma anche uomini, bambini o adolescenti (in questi due ultimi casi il peccato è, al tempo stesso, anche uno scandalo). Il darsi alla prostituzione è sempre gravemente peccaminoso, tuttavia l'imputabilità della colpa può essere attenuata dalla miseria, dal ricatto e dalla pressione sociale.
E' interessante a tal proposito fare un parallelo con quanto dice la guida alla confessione. Al di là della classifica della colpa per cui una prostituta pecca comunque più gravemente di una concubina o di una fornicatrice (nel testo la prostituzione diventa pratica femminile, ma va da sé che il testo preso in esame è precedente al Catechismo), è interessante notare che c'è l'obbligo al momento della confessione di sottolineare da parte della persona che il peccato di fornicazione è dovuto a prostituzione. Per intanto non si delinea la possibilità di un'eventuale assoluzione al peccato (improbabile), tuttavia la chiesa recede dal pronunciarsi sulla tolleranza alla prostituzione, riconoscendole una certa utilità:
«Togliete dalla società umana le meretrici, e la libidine vi conturberà tutte le cose»
S. Agostino Dell'Ord. l. 2, cap. 4, n. 12 (t. I, p. 335)
  • Lo stupro indica l'entrata con forza, mediante violenza, nell'intimità sessuale di una persona. Esso viola la giustizia e la carità. Lo stupro lede profondamente il diritto di ciascuno al rispetto, alla libertà, all'integrità fisica e morale. Arreca un grave danno, che può segnare la vittima per tutta la vita. È sempre un atto intrinsecamente cattivo. Ancora più grave è lo stupro commesso da parte di parenti stretti (incesto) o di educatori ai danni degli allievi che sono loro affidati.
Il libricino del confessore, per la cronaca chiamato "Venere ed Imene al tribunale della Penitenza: Manuale dei confessori" (da ora verrà riportato con l'abbreviazione MdC), divide quest'ultima voce in Stupro e Ratto, intendendo per il primo ogni atto carnale illecito (adulterio), in particolare l'atto di violenta deflorazione di una vergine, per il secondo la costrizione, il forzare una persona allo scopo di saziare la libidine, sia tale atto perpetrato tramite violenza che tramite seduzione.
L'MdC si addentra poi anche nell'Adulterio, nell'Incesto, nel Sacrilegio e in un bel capitolo intitolato "Dei preti provocatori di turpitudini".
Materiale che verrà esaminato nel prossimi capitoli.

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