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giovedì 29 ottobre 2009

Laddove la Ragione fallisce - Parte terza

Proseguiamo il ragionamento intrapreso e analizziamo il rapporto tra Religione e Uguaglianza.
Per la Religione siamo tutti uguali, tutti figli di Dio. Tutti dovremmo avere gli stessi diritti, sennonché, appropriandomi dell’abusato aforisma Orwelliano, alcuni paiono essere più eguali degli altri. Soprattutto altri, lo sono meno.  Le donne, ad esempio, devono rimanere sottomesse, questo diceva Saulo di Tarso, e aggiungeva che mai una donna avrebbe potuto annunciare la buona novella. Cosa che ebbe notevole successo nella Chiesa, tale da imporre alla donna un ruolo di secondo piano, sottomettendola all’uomo e denigrandola oltre ogni limite per il motivo, assai valido, che a causa della debolezza e dello spirito tentatrice di Eva, l’umanità intera decadde. A tal proposito reputo superfluo analizzare la figura femminile nell’Islam, della cui condizione tutti sanno.
Peggio ancora, se possibile, va agli omosessuali, il cui status di essere umano è osteggiato ancor oggi, tanto che in alcune teocrazie mediorientali, l’omosessuale viene ucciso, mentre la Teocrazia occidentale (Vaticano) si oppone alla richiesta di depenalizzazione proposta all’ONU. Qual è il male assoluto compiuto da due omosessuali? Amarsi? Anche sulle questioni formali le Religioni impongono i loro dettami discriminanti. L’esempio più tipico è quello del matrimonio. Non si capisce per che motivo una cosa strettamente privata debba per forza essere regolamentata. Da un punto di vista spirituale la certificazione dell’unione è una sorta di richiesta di benedizione al proprio sentimento, da un punto di vista civile è un semplice contratto stipulato tra due individui che permette loro di vantare diritti sull’altro in cambio del riconoscimento di doveri. Qual è l’ostacolo quindi per cui gli omosessuali non debbano potersi sposare (civilmente)? Una volta il matrimonio inglobava scopi che riguardavano l’intera società: la coppia aveva il dovere di riprodursi per garantire a quella società un futuro, tanto che l’impotenza o l’infertilità erano ed sono tutt’ora motivo sufficiente perché persino dinnanzi a Dio il legame possa essere scisso. E’ ancora attuale questo principio, mentre l’umanità sta per varcare la soglia dei 7 miliardi di individui? Probabilmente no: nel suo progresso l’uomo ha percepito che il motivo giusto per unirsi sta nel sentimento di reciproco affetto, di amore (fino al XIX sec anche in Occidente i matrimoni erano per lo più combinati). Anche in questo caso la perfetta legge divina è rimasta al passo, con la sua morale superata che oggi sa molto di moralismo. Ovviamente, ogni cosa ha il suo rovescio della medaglia: la ricerca della felicità individuale, che il succitato moralismo vede con il fumo negli occhi, spesso è degenerato in atteggiamenti di puro egoismo, cosa facilmente riscontrabile nella nostra società basata sul consumo e sull'apparenza e, probabilmente la causa scatenante del recente sfascio economico.

Tutto ciò fa il gioco dei moralisti, da loro una voce, per quanto becera ed ignorante, in capitolo.
Ma siamo certi che l'egoismo sia negativo solo perché è peccato e non viceversa, ovvero è divenuto peccato perché l'esperienza umana ha dimostrato che la condivisione genera un benessere migliore, non maggiore si badi, ma meglio distribuito. In altre parole, come spesso accade la religione si appropria di una normale esigenza del viver comune e la trasforma in legge divina, proponendo una chiave di lettura diametralmente opposta alla realtà dei fatti.
Nel prossimo capitolo verrà affrontato il concetto di fratellanza..


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