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martedì 27 ottobre 2009

Laddove la Ragione fallisce


Come più volte sottolineato (in altre sedi) la mia non è un’avversione  al Cattolicesimo o al Cristianesimo in generale, quanto alla Religione nella sua totalità (anche se parlare di avversione è un tantino esagerato). Il fatto che io disquisisca molto sugli “affari cristiani” è puramente una questione di opportunità: sono nato e vivo in Italia e qui, ciò che la Chiesa dice, vuole, pensa, è su tutti i media , in bella vista. E’ bene sottolineare che non vi sono dinnanzi ai miei occhi differenze sostanziali tra le varie religioni, nel senso che le reputo tutte soluzioni di comodo, bugie, spesso a fin di bene, ma pur sempre bugie. Ciò non significa che non riconosca o non voglia riconoscere i meriti delle religioni, né tanto meno affermare che tutte le Religioni abbiano gli stessi meriti e le stesse colpe. Vi sono, non c’è bisogno di grandi sforzi per ammetterlo o verificarlo, religioni migliori di altre, magari partite male e poi evolutasi meglio. Vi sono dottrine che hanno espresso grandi uomini, persone che hanno contribuito a migliorare i loro tempi o addirittura il mondo.
Ma per quanto, tutte sono il sintomo più visibile della debolezza che può ammorbare la ragione.
Altra accusa che mi si rivolge è quella di cercare la superiorità della Ragione sulla Religione, accusa in parte fondata sennonché a me la cosa pare ovvia, almeno se, come me, si considera la Religione un’invenzione di comodo della Ragione. Anzi, da un certo punto di vista essa ne rappresenta il più grave e clamoroso fallimento.
Già scrissi che la Verità, meta ultima della Ragione, potrebbe per sua natura essere irraggiungibile dall'Uomo, anzi, la sua cerca appare ai miei occhi come la funzione matematica dell’iperbole, intendendo così che per quanto si avvicini ad essa l’Uomo non potrà mai coglierla senza per questo divenire qualcosa d’altro (cosa che poi non si discosta molto dalla santità). A che pro allora porsi alla ricerca di qualcosa di introvabile? Per vari motivi, uno dei quali è stato già esplicato, ovvero perché la Cerca è insita nella Ragione stessa. Un altro, molto più affascinante, sta nella bellezza della cerca stessa, nel godimento ingenito dei tanti traguardi posti lungo il cammino, persino nell'intensità dell’angoscia dei mille fallimenti, nonché nel sentirsi parte di una Civiltà protesa verso il meglio.
Parafrasando: la cerca è la vita, la verità il fine.
Perché, invece, la Religione sarebbe un fallimento della Ragione? Innanzitutto perché nasce dalla Paura, dal sentirsi piccoli e impotenti, in balia delle forze della Natura e soggetti all'incedere del Tempo. Non a caso le prime divinità espresse dall'uomo furono personificazioni di tali forze. Agli usi seguirono i riti, mentre nel frattempo le menti degli uomini andavano costruendo Civiltà sempre più evolute, in grado comprendere ed imbrigliare queste forze con i frutti della Ragione. Ma come un effetto a catena, più si scopriva e più pareva dovevano esserci cose da comprendere e ancora da scoprire. La divinità veniva sempre più a coincidere con l’Ignoranza, ovvero assumeva la forma antropomorfa di ciò che la nostra mente non è ancora in grado di comprendere o, e qui viene il punto, la nostra scienza in grado di riprodurre. Paura ed ignoranza, neanche farlo apposta ciò che la Religione stessa addita come matrici della superstizione, dimentichi che per ogni religione, l’altra è per l’appunto superstizione.
Prossimamente andremo nel dettaglio e vedremo come la Religione impatta su alcuni concetti basilari dell'esistenza umana



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