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lunedì 18 gennaio 2010

Pio XII e i silenzi vaticani


Pio XII è certamente una figura controversa: lo sono stati i suoi atti, il suo modo di far politica. Da anni è al centro della polemica tra Ebrei e Cattolici, con i primi che accusano Pio XII, al secolo Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli, di aver assistito silente a quello che è stato, a tutti gli effetti, il più grande massacro della storia: la Shoah.
Di certo Papa Pacelli fu un abile negoziatore, capace di firmare accordi importanti per rimpinguare le esauste casse vaticane: fu l'artefice del concordato stipulato con la Serbia nel 1914 e fu certamente anche grazie alla sua mediazione che il lo Stato Fascista firmò nel '29 i patti Lateranensi.
Eletto Cardinale e quindi Segretario di Stato, mise la sua firma nel 1933 nel cosiddetto Reichskonordat, il concordato con la Germania Nazista di Adolf Hitler, dove, oltre garantire un "prestigioso" riconoscimento internazionale, di fatto avallava la fine di ogni attività democratica compreso lo scioglimento del partito cattolico tedesco.
Il  Reichskonkordat fu più volte violato dai Nazisti, tanto da indurre l'allora Papa Pio XI a scrivere l'enciclica Mit brennender sorge, dove oltre a lamentare le violazioni di cui sopra, denunciava come idolatri il culto dello Stato e della Razza. L'enciclica, sicuramente coraggiosa, fu causa dell'inasprimento delle persecuzioni nei confronti dei cattolici che causò la deportazione di centinaia di preti in campi di lavoro, meglio noti come campi di concentramento.
Sarebbe a questo punto lecito sottolineare come , almeno nel cattolicesimo originario, la  persecuzione era vista come possibilità di martirio, come ebbe a sottolineare Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica:
Fu allora che noi osservammo una meravigliosa brama e un vero potere divino e zelo in coloro che avevano posto la loro fede nel Cristo di Dio. Appena emessa la sentenza contro il primo, alcuni da una parte e altri da un'altra si precipitarono in tribunale davanti al giudice per confessarsi cristiani, non facendo attenzione quando erano posti davanti ai terrori e alle varie forme di tortura, ma senza paura e parlando con franchezza della religione verso il Dio dell'universo, e ricevendo la sentenza finale di morte con gioia, ilarità e contentezza, così che essi cantavano e innalzavano inni e ringraziamenti al Dio dell'universo, pur ormai all'ultimo respiro.
Detto questo,  ritorniamo ai fatti.
Nel febbraio del 1939 muore Pio XI e gli succede il Cardinal Pacelli, che nel tentativo di far intendere una certa continuità con il successore assunse il nome di Pio XII. In realtà tra i due, si era creata una certa divergenza di vedute sulla politica da adottare nei confronti della Germania Nazista e di fatti le azioni del neoeletto Pio XII non seguirono in alcun modo la linea intransigente del precedente.
La Germania in effetti, accolse bene l'ascesa del Cardinale Pacelli al soglio pontificio, come la accolse bene Mussolini. Alcuni organi di stampa tedeschi invero, furono invisi a Pacelli.
Mi chiedo però come poteva essere altrimenti: per quanto potesse essere, filo tedesco, Pacelli non poteva che avere delle idee più moderate di quelle espresse dalla follia nazista e di certo la cosa non poteva passare inosservata agli organi di propaganda (un buon esempio esplicativo potrebbe essere quello delle odierne pesanti critiche portate dai giornali filo governativi al Presidente della Camera nonché cofondatore del PdL).
Di fatto però Pacelli rappresentava l'uomo del  Reichskonkordat.
E Pacelli, dal canto suo, non tradì le attese. Tra i primi atti fui quello di togliere dall'Indice dei Libri proibiti le opere di Charles Murras, antisemita e anticomunista. Certo, scrisse l'enciclica Summi Pontificatus, dove attaccava ogni forma di totalitarismo (non in linea con il cattolicesimo - ndr) e si rammaricava dei fatti che stavano accadendo in Polonia, quando ormai il Nazismo era di fatto sfuggito ad ogni forma di controllo da parte della comunità internazionale, e stava di fatto attuando i piani insiti nella sua ideologia.
Pacelli si ritrovò da un certo punto di vista vittima della sua precedente politica, forse del suo carattere di mediatore. Ancora oggi su di lui pesano le accuse di non aver fatto nulla, o abbastanza per salvare gli Ebrei dall'eccidio che la Germania Nazista stava operando in modo sistematico.


Su questo silenzio si è detto molto, alcuni lo considerano il silenzio del pusillanime, altri come una precisa scelta per poter salvare il salvabile, comprese vite umane.
Mi chiedo invece, oggi, cosa infastidisca di più, se il silenzio di Pio XII o il silenzio che il Vaticano continua a tenere sull'intera vicenda di quest'uomo controverso. La storia ha bisogno di documenti e questi sono negli archivi vaticani. Segretati.
E' naturale che in assenza di prove si ragioni per logica, e il fatto stesso che la Chiesa  lo indichi venerabile e stia procedendo per la santificazione per  motivi spirituali, interni alla Chiesa, possa non deporre a suo favore.
Il silenzio dell'Uomo, hanno detto alcuni esponenti della comunità ebraica, non sfugge al giudizio di Dio.
Visione, al solito ottusa: il silenzio dell'Uomo, se colpevole non dovrebbe neppure sfuggire al giudizio degli Uomini e della loro Storia.

Migliaia di uomini sotto il tuo pontificato,
davanti ai tuoi occhi, son vissuti in stabbi e porcili.
Lo sapevi, peccare non significa fare il male:
non fare il bene ,questo significa peccare .
Quanto bene tu potevi fare! E non l’ hai fatto:
non c’è stato un peccatore più grande di te
(P.Pasolini - A un Papa).


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