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mercoledì 22 settembre 2010

Integralismi

"Gli atei generalmente sono prepotenti e non rispettano chi la pensa diversamente e quando non riescono a controbattere, allora ricorrono all' insulto o alla cattiveria. Fa parte dei loro contro valori, alla loro sistematica denigrazione del nostro credo"
A dirlo sarebbe in un'intervista al sito integralista Pontifex, il vescovo emerito di Alghero, monsignor Vacca. 
Certo obietterete voi, parlare di Pontifex è come sparare sulla croce rossa; o come amano credere nel loro vittimismo ingiustificato (ma dal quale loro traggono giustificazione per ogni loro pensiero), sulla croce.
Ora, io non mi ritengo ateo, sebbene rifiuti l'idea della religione, ma la sensazione personalissima, è che, in genere, a non riuscire a controbattere siano proprio i religiosi, costretti sempre a rifugiarsi nella fede di fronte alla indimostrabilità del loro credo. Che ci sia denigrazione è invece lapalissiano, proprio per i motivi succitati; a volte tale denigrazione si presenta in forma becera, giacché non è il credo o il non-credo a rendere una persona educata o tollerante; a volte è mascherata da pietismo o, magari,  travestita da rassegnazione. 

Un'icona della bestialità animalesca...con tanto di croce al petto !
D'altra parte la cosa è palesemente reciproca: anche il credente infatti, denigra l'infedele, l'apostata o l'ateo, come ben sottolineato in moltissimi dei recenti discorsi di Benedetto XVI, il quale sarebbe anche disposto ad aprire un dibattito con atei ed agnostici, ma solo a patto che si riconosca a priori la supremazia della Chiesa. 
Affermare tuttavia come fa monsignor Vacca che tale denigrazione sia per un ateo o un non credente, un valore, rappresenta di per sé una dimostrazione della stupidità dell'individuo, il quale denigra perché si ritiene denigrato, evidentemente in linea con una curiosa interpretazione personale del famoso "porgi l'altra guancia".
D'altra parte quello di monsignor Vacca è un comportamento facilmente riconducibile alle sacre scritture e alle relative interpretazioni che, per secoli, laddove era il cristianesimo a imporsi in modo più o meno violento, ha fatto il gioco della Chiesa, mentre ora che essa perde terreno e non ha più mezzi a disposizione per imporsi, ne rappresenta il punto più vulnerabile.
Inutile riportare qui la serie di fandonie successive, ove sinteticamente il prelato dichiara, guarda caso, la superiore morale del credente, l'attitudine al peccato dei miscredenti e degli atei e la loro tendenza edonistica che degenera nella lascivia. 
Ancorati ad una visione della vita che definire imbarazzante è un eufemismo, gli integralisti cattolici sono quanto di più lontano dalla visione buonista che il cristiano cerca di dare di sé. 
Sono intolleranti, rinchiusi nella loro grottesca morale, contraddittori nel loro odio viscerale per tutto ciò che è diverso o che differisce dal loro modo di vedere. 
Ultimamente se la sono presa con Elton John, la nota rock star inglese, omosessuale dichiarato, cui avrebbero vietato volentieri l'esibizione (sono comunque riusciti a evitare che il concerto fosse fatto nella piazza antistante il Duomo) in quanto secondo loro, il soggetto sarebbe niente poco di meno che "un'icona della bestialità animalesca, uno scherzo immondo della natura, un essere impuro, uno schifoso, uno che si accoppia  come una cagna in calore".
Premetto non sono un fan di Elton John, non conosco le sue canzoni, né la sua musica. Non credo scriva testi osceni, almeno per la maggior parte delle persone senzienti. E' un artista, affermato, tra i più importanti, pare, dell'attuale scena musicale e come tale si presenta.
Quale sia la morale superiore che permette loro di infangare un altro essere umano, artista,  solo perché omosessuale, mi sfugge completamente: se dovessi giudicarli in base alla dialettica, poi, di superiore non ci sarebbe che la dimensione della pena. 
Semmai mi paiono fin troppo simili ai vituperati Talebani, che pur odiano oltre ogni modo. 
E dico simili e non eguali solo perché non hanno (più) facoltà di usare quei metodi che ai Talebani vengono in qualche modo concessi nelle teocrazie (o pseudo teocrazie) islamiche. Metodi che ipocritamente aborrono ma  vorrebbero applicati in difesa del loro credo.
Fosse per loro infatti, non vi sarebbe satira, non sarebbe permesso nessuna ironia, in nome di un rispetto che pretendono ma che non danno, tronfi come sono della loro presunzione di superiorità.
E inconsci di quanto appaiono ridicoli agli occhi del mondo.

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