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lunedì 21 febbraio 2011

"Autenticamente Cattolico"


Seguo assiduamente il blog Ta Biblia del Professor Bazzana, è uno delle mie letture preferite sia per la capacità del professore di individuare tematiche sensibili, sia per la capacità espositiva, sempre chiara, nonchè per gli interventi che puntano molto all'approfondimento dei commentatori.
Qualche giorno fa il su Ta Biblia compariva il post "Le donne nella genealogia di Gesù" ove il Professor Bazzana,  poneva alcuni dubbi sul metodo esegetico adottato da Camillo Langone,
giornalista tra i tanti de Il Foglio, durante la manifestazione organizzata dal Direttore del medesimo quotidiano in difesa del Primo Ministro Berlusconi, nel quale, con un abilità da saltimbanco (pensiero personale, che giustificherò in un futuro post) lo stesso Langone riusciva a sostenere la verginità della madre del Cristo sottolineando contemporaneamente l'accostamento, nel vangelo di Matteo, della stessa a figure bibliche femminili non proprio "sante"  con l'idea di far passare un concetto salvifico da applicare, qui sulla terra, come una qualsiasi legge ad personam!
Stando alle parole del Blogger di Libero Arbitrio, utilizzato come fonte,  il senso del discorso di Langone intendeva infatti dimostrare come
Gesù Cristo non è nato da una stirpe di puri, di integerrimi, di eticamente irreprensibili. Dio è nato da una donna perfetta, eppure prima di lei c'è stata tutta una catena di adulteri, porci, puttanieri, santi e peccatori: ci sarà stato un motivo. 

Forse Dio, che ci vuole puri di cuore, non è un puritano.
Ricordiamo che la manifestazione era contro quello che Ferrara definisce "Neo-puritanesimo ipocrita" riferito all'indignazione morale (moralista a detta di Ferrara), suscitata dall'ennesimo scandalo sessuale che vedrebbe coinvolto il Premier Italiano, accusato, nello specifico, di sfruttamento della prostituzione minorile e concussione.
Ai dubbi del Prof. Bazzana, che personalmente condivido, aggiungevo  come da commento nel suo blog, il fastidio nel vedere interpretato, per l'ennesima volta, un singolo passaggio del testo sacro per avallare un'idea.
Girolamo Savonarola
Benchè infatti la frase "Dio ci vuole puri di cuore, ma non è un puritano" è una chiara linea di pensiero celata dalla forma dubitativa del "forse", posto all'inizio.
Tale utilizzo selettivo delle Scritture, asserivo, in realtà permetterebbe di giungere a qualsiasi conclusione, essendo il testo sacro una raccolta, spesso rielaborata nei secoli, di scritti che presentano una serie infinita di contraddizioni. 
Nella Bibbia infatti si può, scegliendo passi diversi secondo le proprie intenzioni, evidenziare volontà divine differenti che vanno dalla fratellanza al razzismo, dal pacifismo all'apologia della violenza.
La realtà è che, più che le volontà divine, si possono trovare giustificazioni agli ideali e alle volontà degli uomini.
L'autore del blog LiberoArbitro, risponde che a suo modo di vedere (e ne condivido l'esamina),  Langone voleva dire che
Dio odia il peccato ma vuole salvare i peccatori, infatti se li è scelti come antenati.
Ciò però è, a mio avviso, piuttosto illogico giacché il cristianesimo stesso ci insegna che siamo tutti peccatori: ergo, Dio non poteva scegliere altrimenti. Si tratta dunque di dare rilievo ad antenati che hanno commesso determinati tipi di peccati, piuttosto che altri, il cui scopo lo lascio agli esegeti di professione. Se invece ci soffermiamo sui parenti prossimi del Cristo appare una situazione completamente diversa tanto che si è proceduto a santificare sia i genitori che la sorella di Maria, e soprattutto nei confronti di quest'ultima, a sottolineare anche a distanza di secoli l'immacolata concezione: esattamente il contrario delle tesi di Langone.
Aggiungo, anche se ammetto la forzatura, che la questione del peccato sia una questione estremamente di convenienza, se non per la divinità almeno per la religione essendo esso un ottimo strumento per incatenare il pensiero. Come ribadito più volte in questo blog, infatti, la morale non deriva dal precetto religioso, è vero invece il contrario, ovvero è la religione che, per rafforzare la morale, l'ha dotata di una identità divina tanto che disobbedendo al principio morale, oltre agli aspetti negativi sulla vita sociale immediatamente visibili e censurabili, l'individuo si condannerebbe a una punizione post mortem da cui può sfuggire solo, guarda caso, attraverso la religione stessa.

Ritornando sull'argomento, ecco  però  che ancora il blogger di cui sopra insiste su concetti assolutistici, tanto da affermare che
 Il disprezzo puritano per la persona del lussurioso non è un modo di pensare autenticamente cattolico.
Pur nel pieno rispetto del pensiero altrui, questa frase mi fa sorgere un dubbio: cosa è davvero, da un punto di vista morale, inequivocamente e autenticamente cattolico?
Prendiamo ad esempio la frase qui sopra. Siamo certi che la chiesa cattolica non abbia mai abbracciato una morale definibile puritana? Tralasciando volutamente le torture a cui venivano sottoposte certe donne, ritenute streghe, per avere avuto rapporti sessuali con il diavolo (niente di meno!), basti pensare alla castità intesa come virtù derivata dalla castigazione degli impulsi sessuali verso i quali è persino possibile, se non auspicabile, l'auto mortificazione.
Ora, proviamo ad applicare la morale cattolica a Berlusconi, sulla falsa riga di Langone, e vediamo cosa dice in proposito la Chiesa.
Senza scavare molto, basta andare a vedere ciò che viene detto nel  Catechismo Cattolico a proposito del peccato di fornicazione.
La fornicazione è l'unione carnale tra un uomo e una donna liberi, al di fuori del matrimonio. Essa è gravemente contraria alla dignità delle persone e della sessualità umana naturalmente ordinata sia al bene degli sposi, sia alla generazione e all'educazione dei figli. Inoltre è un grave scandalo quando vi sia corruzione dei giovani.
Ma continuiamo. Tecnicamente abbandonando la seconda moglie, Berlusconi pur rimanendo separato dalla prima, ritornerebbe, almeno in teoria, in stato di semplice peccatore (il peccato, se c'è, sarebbe occasionale e non perpetrato come il vivere e consumare con una donna diversa dalla propria moglie). Tuttavia anche qui, la morale cattolica non va per il sottile.
L'adulterio. Questa parola designa l'infedeltà coniugale. Quando due persone, di cui almeno una è sposata, intrecciano tra loro una relazione sessuale, anche episodica, commettono un adulterio. Cristo condanna l'adulterio anche se consumato con il semplice desiderio. Il sesto comandamento e il Nuovo Testamento proibiscono l'adulterio in modo assoluto. I profeti ne denunciano la gravità. Nell'adulterio essi vedono simboleggiato il peccato di idolatria.
L'adulterio è un'ingiustizia. Chi lo commette viene meno agli impegni assunti. Ferisce quel segno dell'Alleanza che è il vincolo matrimoniale, lede il diritto dell'altro coniuge e attenta all'istituto del matrimonio, violando il contratto che lo fonda. Compromette il bene della generazione umana e dei figli, i quali hanno bisogno dell'unione stabile dei genitori.
Insomma una visione puritana senza se e senza ma, che peraltro sembra scritta apposta per le ben note vicende del Cavaliere (per lo meno, se venissero confermate).

Mi sembra giusto concludere ricordando che visioni ancora più puritane nella storia del cristianesimo cattolico ci furono, magari di denuncia, ma furono respinte, considerate eretiche e quindi sedate dalla Chiesa nel sangue o col fuoco. Anche parlare di queste cose è moralismo?

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