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venerdì 20 maggio 2011

Tradizioni tradite e il perché calano i matrimoni

Ne avevo accennato giusto un paio di articoli fa, di come, nella società moderna, il matrimonio su cui si "dovrebbe" basare la famiglia sia una pratica decisamente in crisi. 
Lo certifica a distanza di qualche giorno uno studio dell'Istat che parla di un -1.2% rispetto allo scorso anno che diventa un -6% se raffrontato all'andamento degli ultimi sei mesi.
Personalmente ritengo che la causa prima sia la crisi economica, insieme ai prezzi esosi e alle aspettative al limite dell'insulso delle coppie moderne, ma è ovvio che il fenomeno nasconde alcune complessità non immediatamente individuabili.
Il fatto ad esempio che il giovane rimanga per un periodo assai lungo in casa dei genitori può essere una delle cause.
Innanzitutto la famiglia che prima investiva, per l'appunto sul futuro della famiglia e ora investe sul singolo.
La famiglia, infatti, un tempo si adoperava per costruire la "dote" dei futuri sposi, oggi invece investe nell'istruzione dei figli. Purtroppo il giovane neolaureato di 24-25 anni (se va bene) entra in nel mondo del lavoro spesso saturo e poco vitale, sia per la crisi, sia per le logiche gerontocratiche che lo regolano da troppo tempo.
Il venir meno del potere di acquisto del salario/stipendio unito alle difficoltà di trovare un lavoro stabile e remunerato in base alle capacità/conoscenze ha lentamente eroso la possibilità di molte giovani coppie di convolare a nozze in modo reputato "decente". Nell'articolo precedente mettevo in risalto proprio la deriva morale di quest'aspetto consumistico cui i sacramenti e le festività religiose in genere vanno soggette. Tuttavia anche un esborso di una dozzina di migliaia di euro (3/4 dii un salario medio annuo di un operaio), ovvero un matrimonio "low cost" comporta rinunce significative per una coppia che oggi ha mediamente un budget definito all'interno del quale devono essere contemplati magari i costi per l'arredamento della casa. 
Questo per dire che, al di là delle problematiche morali, nell'organizzazione del matrimonio la componente economica è assolutamente primaria ed è mia convinzione che, non appena passerà la crisi, gli indici, almeno quelli relativi, ovvero quelli confrontati con questo periodo, riprenderanno a salire.
Alta mia convinzione è che, tuttavia, l'emorragia che sta subendo la pratica matrimoniale pur non con i ritmi derivati dalla crisi continuerà il suo corso. Innanzitutto perché le problematiche economiche sono strutturali e, ormai, parte del costume: ad esempio, non sarà la ripresa economica a far uscire di casa i giovani a 20 anni.
Se si vuole cambiare certe tendenze bisogna dare regole precise che convengano non solo ai datori di lavoro ma anche ai lavoratori: bisogna investire in ricerca, coltivare i talenti. 
Divagazione: nessuno nota che in Italia quando parliamo di grandi imprenditori parliamo, a torto o a ragione, di ultrasessantenni, mentre negli Usa ci sono fenomeni multimiliardari di neppure trent'anni?
Ma ritorniamo ai matrimoni: quello che preoccupa la Chiesa è il vedere che il calo dei matrimoni va di pari passo con l'aumento delle coppie di fatto e con l'aumento del numero di figli al di fuori del matrimonio (21,7% dei bambini nati nel 2009). Questo significa un sostanziale spostamento dei rapporti di forza a cui la rigidità del sistema religioso non può dare risposte immediate senza apparire contraddittorio con la tradizione di cui si fa paladina.
Esempio? Se le coppie di fatto sono religiose "all'acqua di rose", ovvero vanno a messa pur convivendo come si deve comportare un prete riguardo all'eucaristia? 
Inoltre va registrato il fatto che ormai un figlio fuori dal matrimonio non è più motivo di scandalo, almeno nelle zone più ricche del paese. Se il "peccato" diviene costume, smette di essere tale, almeno all'occhio del credente; addirittura un tentativo moralizzatore (per così dire) della Chiesa in tal senso verrebbe preso come una fastidiosa ingerenza e sortirebbe effetto contrario agli intenti.
Anche sull'aspetto politico la cosa avrà presto il suo peso: i vari Giovanardi della situazione dovranno prima o poi confrontarsi con una società sempre più votata alla convivenza che vorrà vedere riconosciuti una serie di diritti fino ad ora bloccati proprio dal bigottismo e dal servilismo di certi ambienti politici.
Si aggiungano le conseguenze legate all'immigrazione e all'incontro di tradizioni popolari diverse dalle nostre cui giocoforza dovremo prima o poi raffrontarci e decidere una volta per tutte se la via da seguire è l'integrazione forzata (a casa mia queste sono le regole) o a quella derivata dalla convivenza tra i popoli.
Ma qui non è in gioco solo un metodo di unione, ma molto, molto di più.

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