Ad Expando

giovedì 16 giugno 2011

Disconnessi


Giorgio Clelio Stracquadanio purtroppo per lui non è uno che , come si dice in gergo "ci fa". Purtroppo, per lui e per noi che dobbiamo ascoltarlo, è uno che "ci è".
Come molti suoi colleghi è un uomo votato alla coerenza: nella vita è passato da affiliato al partito Radicale, a Rifondazione, a Democristiano (!) e da questi a Forza Italia e Pdl. 
Deve essere una malattia dei Radicali (altri casi famosi, Tiziana Maiolo e Daniele Capezzone) passare da posizioni radical-progressiste a conservatrici.
Una cosa, questa, sicuramente da approfondire.
Ma non perdiamoci e torniamo a Stracquadanio.
Probabilmente la confusione che lo ha portato da un ala all'altra del parlamento deve essere caratteristica di una precisa forma mentis del soggetto. Il suo primo approccio di un certo rilievo, diciamo il motivo per cui sale alla ribalta della storia politica italiana è una sua denuncia contro l'UCOII (Unione delle Comunita Islamiche Italiane) rea, a suo dire, di aver espresso un'opinione sulla gravità delle azioni dell'esercito Israeliano nei confronti dei Palestinesi, comparando le stesse con quelle Naziste.
Tale presunto reato di opinione naturalmente non poteva sussistere e le denunce vennero ovviamente archiviate dalla magistratura per insussistenza del fatto. Un buco nell'acqua.
Analizzando questa sua prima uscita mi chiesi se il soggetto fosse in buona fede, ma ignorante o stupido, o in cattiva fede e quindi pericoloso e stupido. In ogni caso il giudizio, che invero decisi  di sospendere, non poteva comunque essere  positivo.
Purtroppo, per lui e ahimè per noi, era solo l'inizio di una esaltante, si fa per dire, carriera fatta di dichiarazioni allucinanti:
Va detto in modo chiaro: noi siamo a favore delle leggi ad personam. [...] Non servono a difendere il cittadino Berlusconi, ma il suo ruolo politico, scelto dagli elettori
Di fatto svelando ciò che tutti ben sapevano del berlusconismo ma che per anni i berluscones avevano con insistenza cercato di negare.
Non passa molto tempo e di nuovo balza alle cronache: da persona moderata, perché ricordiamo lui e quelli del suo schieramento così si definiscono, alle domande incalzanti di un giornalista, anziché rispondere, si lascia vincere dall"amore" e "cortesemente", con aulico linguaggio rivela all'interlocutore il suo pensiero:
Cazzate, lei dice cazzate
Poco male, un momento di rabbia può capitare a tutti, anche ad un Brunetta qualunque, specie se si è in malafede.  Ciò che lascia perplessi di quest'uomo è che quando scatena il suo odio non riesce a frenare la lingua svelando il suo essere per quello che è: miserrimo.
Basti a dimostrare quanto dedotto l'intervista rilasciata dal "disonorevole" al Fatto Quotidiano in relazione alla sua antipatia nei confronti di Gianfranco Fini, a suo dire usurpatore della terza carica dello Stato e contro la cui permanenza proponeva come soluzione un trattamento ad hoc da parte della stampa berlusconiana,   il tristemente famoso "Metodo Boffo": in altre parole, una mistificazione a base di dossier falsi per ridurre al silenzio l'avversario. Una cosa nobile, insomma.
Se qualcuno dovesse avere ancora dubbi, e d'altra parte Stracquadanio bollò la propria uscita su Fini come una provocazione, senza nemmeno avere il pudore di ammetterne l'ignobiltà, non possiamo che ricordare la frase su L'Aquila a seguito delle proteste degli Aquilani sui ritardi della ricostruzione del post terremoto:
Quella era una città che stava morendo, indipendentemente dal terremoto ed il terremoto ne ha certificato la morte civile.
Con buona pace per chi nel sisma è morto o per chi ha visto morti amici e parenti.
Oppure la frase diretta ad un cassaintegrato della Vinyls da mesi senza stipendio e con scarse prospettive che accusava il Governo di immobilismo.
la colpa è del fatto che fate lavorazioni troppo care
D'altra parte si sa per questa gente il precariato è la parte peggiore dell'Italia, come recentemente ha accusato il ministro Brunetta, un altro omuncolo (mi riferisco alla statura morale), che ha persino il coraggio di rivendicare quanto detto inventandosi una storiella smentita dalle telecamere.


Terminiamo l'impietosa analisi con l'ultima uscita:  siccome in Italia accettare la sconfitta e ancor più ammetterne la responsabilità è cosa inconcepibile, il nostro prode, dopo la batosta elettorale delle amministrative e il pesante tonfo del centro destra sui referendum, se la prende con il popolo della rete: i nuovi comunisti che non hanno un cxxxo da fare. 
Il problema della rete, per questi signori è che le notizie, i confronti, viaggiano a velocità tali da rendere inutili molti sotterfugi. E' troppo vasta per poterla controllare tutta.
Non è un discorso di destra o sinistra, ma semplicemente di cervello.
Che andrebbe connesso.

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