Ad Expando

martedì 26 luglio 2011

Original sin(s)


Per Avvenire è un massone, per le altre testate un fondamentalista cristiano, quasi che definire l'area di appartenenza possa spiegare in qualche modo i deliri di un pazzo assassino, unica definizione davvero calzante, questa,  per Anders Behring Breivik, lo stragista di Oslo.
Personalmente non mi intendo molto di massoneria, al di là di qualche cenno storico; di certo le mie conoscenze sono decisamente inferiori a quelle accumulate sul cristianesimo.
Quello che mi appresto ad esprimere sono dunque opinioni e considerazioni personali.
Innanzitutto va detto che il cristianesimo cattolico sono secoli che non ordina stragi di infedeli o di eretici, più o meno da quando è venuto meno il potere temporale. Da qualche anno, a seguito delle campagne definite in maniera tendenziosa "pro vita" il Vaticano, centro dell cattolicesimo, ha addirittura deciso di sopprimere dal proprio ordinamento la pena di morte.


I tempi del malicidio, troppo spesso dimenticati dai fedeli, sono dunque, benché macchia indelebile, nulla più che un ricordo. D'altra parte sono molte le cose che si tendono a dimenticare in una sorta di auto assoluzione e, del resto, lo si può vedere nell'evocazione dei Templari, idolatrati da Breivik e  da altri mentecatti di egual o simil fatta,  i quali altro non furono che rozzi e sanguinari soldati, di certo ben organizzati, le cui gesta (spesso dissennate) sotto il segno della croce, sono il motivo dell'odio millenario dei musulmani nei confronti dell'occidente.
Idem si dica per il cristianesimo protestante, cui probabilmente, con molta confusione tipica di una mente malata, Breivik si è rifatto: anch'esso ha dimenticato roghi, torture e storture dei suoi secoli bui, sia nel senso di auto assoluzione sia per il fatto che sono pervenuti a una certa moderazione.
Oggi, ufficialmente, la religione cristiana, per lo meno le sette che ne costituiscono la maggioranza, seppur in modo piuttosto ambiguo e ipocrita, si dichiara tollerante (tanto tollerante da pretendere la tolleranza verso la propria intolleranza, ad esempio verso quelli che loro ritengono "malati" di omosessualità) e predica la fratellanza tra i popoli.
Per quel poco che so, la massoneria non da nome alla divinità, anche se ho letto che il rito svedese, cui quello norvegese si rifà, richieda l'appartenenza alla religione cristiana per poter entrare nella loggia.
E', comunque sia, più che evidente che Anders Behring Breivik non possa essere considerato da alcuno un cristiano né tanto meno un massone, ma che il suo sia una sorta di lucido delirio che lo ha portato a pianificare, a sua detta in quasi un decennio, (cosa di cui fortemente dubito, non fosse altro che dieci anni prima non sussistevano le medesime condizioni odierne: le cose cambiano sempre, in meglio o in peggio, ma cambiano), una strage senza precedenti.
Ciò che fa pensare è la coda di paglia di coloro che cercano di scaricarlo additandolo come uno degli "altri", magari dopo averne accettato o persino avallato le manifestazioni estremiste, metodo che in un certo senso cela il senso di colpa, o per lo meno l'imbarazzo,  di essersi spinti un po' troppo in là nel predicare con varie e astute sfumature, l'odio per il diverso, qualunque cosa questa parola voglia significare (gay, negro, musulmano, comunista, ebreo e chi più ne ha più ne metta).
Un odio che nelle sue forme migliori si nasconde dietro la parola "tolleranza", quando è fin troppo ovvio che la Civiltà piena si attua nella totale accettazione delle differenze e dunque nella convivenza, non nel tollerare, verbo il cui significato sottintende comunque un certo fastidio.
Basti pensare al rapporto più intimo sviluppato dal genere umano, ovvero quello tra due innamorati: essi non tollerano i difetti altrui, semplicemente li accettano in virtù del reciproco amore.
Questa principio, nonostante due mila anni di arzigogoli teologici non pare essere recepito dalle istituzioni religiose e simili, in quanto esse semplicemente sono dimentiche del ruolo per cui sarebbero state costituite, ma più squallidamente sono divenute, nel tempo, entità miranti il controllo delle masse, in altre parole al potere, per il quale, certo, il denaro è uno dei migliori veicoli.
Così, incapaci di accettare, si sforzano di tollerare, almeno fino a quando non viene messa a repentaglio il loro potere o la fame di questo. Quando qualcuno sbarra loro la strada, mettendosi di traverso, essi si svelano per quello che sono, ma quel che è peggio si tirano dietro, come un una tromba d'aria,  persone mentalmente instabili, stupide, finanche folli, le cui azioni come ovvio che sia, prima o poi sfuggono di mano e assumono le fattezze della tragedia.

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