Ad Expando

martedì 8 maggio 2012

Non hanno capito perché non possono capire


Il motivo per cui l'insieme di politici non viene più denominato "classe" ma "casta", non è mai stato più chiaro di oggi. Fin troppo facile definirli "casta" solo per il fatto che essi, pur chiamati ad amministrare e quindi a donare le proprie capacità al servizio del Paese, abbiano dimenticato il mandato e cerchino solo di arricchirsi in termini di potere o, più terra terra, di denari (che poi sono semplici da tramutare in potere). 
La verità è che essi, come "caste", vivono ormai distaccati dal popolo che sono chiamati a governare, non comprendono la realtà del quotidiano e di conseguenza continuano imperterriti nella loro trasformazione di suini umani, metafora di quel che accadde nella celebre fattoria di orwelliana memoria.
Anni fa, commentando un uscita dettata da frustrazione del mio datore di lavoro, il quale preso da rabbia iniziò a gridare che avrebbe lasciato a casa tutti, che in fondo lui aveva soldi per far la bella vita per almeno 60 anni, espressi il parere che una tale mentalità (e tali gesti, fossero anche solo parole) potevano divenire assai pericolose. 
Non vi era ancora sentore della crisi che sarebbe venuta, tuttavia mi era fin troppo logico immaginare che se un tot numero di lavoratori, allora dissi 100 per esprimermi in percentuale, si trovasse senza lavoro dall'oggi al domani, con mutuo o affitto da pagare e figli da mantenere, almeno 5 di questi sarebbero caduti in depressione tale da decidere di farla finita. Probabilmente non tutti arriverebbero al gesto estremo , ma sui tanti 5 probabilmente uno di questi avrebbe potuto decidere di scaricare la sua frustrazione (vera) su altre persone, magari sul datore di lavoro convinto che bastino i soldi per vivere. Predissi, ma in realtà dedussi, che in caso di crisi, quei 5 sarebbero ovviamente diventati 10 e di quei dieci 2 o 3 avrebbero usato violenza verso il prossimo anzichè verso sé stessi. Se poi quei due o tre anzichè agire singolarmente per proprio conto si fossero trovati e avessero condiviso l'unità di intenti, saremmo ritornati al terrorismo.
Nella mia analisi, stupidamente, non misi in conto che anche gli imprenditori, specie se piccoli, avrebbero potuto seguire lo stesso iter. 
Quest'analisi non ha nulla di eclatante, è sociologia spicciola, supportata semplicemente dalla mia passione per la Storia umana. Eppure i politici non solo non sono stati in grado di prevedere quanto stava per accadere, ma non sono nemmeno riusciti a cogliere i passaggi chiave: impoverimento, malessere, suicidi, attentati alle cose e alle persone. Il non prevedere l'escalation è da politici di infima qualità, il non coglierla o è da persone incapaci o è da persone che hanno perduto il contatto con la realtà.
Ne ho sentite tante: il popolo si ribella solo se ha fame; quella di Berlusconi non è una dittatura; siamo in una Democrazia, per quanto imperfetta, ecc. Tutto vero.
E falso.
I tempi cambiano e cambiano le abitudini e i significati delle cose. 
Mille anni fa un fulmine sul campanile era segno della furia divina e il popolo faceva penitenze per farsi perdonare peccati che erano stati commessi anche dal paese vicino, che però era uscito illeso dalla furia del temporale. Oggi sappiamo che non è una buona idea sostare nelle immediate prossimità di qualcosa di alto, mentre l'atmosfera scarica le tensioni accumulate. 
Ieri pensavamo che la povertà fosse semplicemente non avere di che mangiare o di che coprirsi. Oggi povertà, per lo meno in Occidente inizia dal non potersi permettere un dato regime di vita, considerato sufficiente. Ieri dittatura significava un potere che schiacciava direttamente, tiranneggiando sulla popolazione; oggi dittatura significa avere il controllo dei mezzi che fanno opinione (Berlusconi è caduto perché l'informazione e quindi l'opinione non la fanno più i giornali e le TV ma Internet). 
Ieri, oligarchia (perché la nostra non di democrazia si tratta, ma di oligarchia) significava il governo di pochi eletti per diritto di sangue (nobiltà), oggi significa dare l'illusione al popolo di votare per qualcuno che invece viene imposto tramite porcate legislative (d'altra parte che altro possono fare i maiali?).
Svelato che non sono in grado di leggere i tempi, viene da sé l'incapacità degli stessi di raffrontarsi con la popolazione. Da mesi si parla di tagli per la politica, conditi con proclami volti solo a prendere tempo. 
Alla meglio finirà che si accorderanno per tagli di facciata da applicarsi alla prossima legislatura. 
Questo nonostante, in modo poco intelligente, gli italiani decisero di abolire i finanziamenti pubblici ai partiti, che io reputo invece garanzia di democrazia se volti al mero rimborso delle spese elettorali magari con individuazione di una soglia massima di spesa. 
Senza schierarmi dalla parte di Grillo, cui rimprovero la troppa dabbenaggine su certi temi che lo identificano come un demagogo, è evidente che il successo del suo movimento 5 Stelle deriva da due fattori fondamentali: il crollo della fiducia ai partiti, la cui capacita riformatrice si limita al cambiare nome di tanto in tanto, ma soprattutto, cosa che la marmaglia politica che ci troviamo non riesce a cogliere è che il Movimento in sé, pur sfruttando la voce del suo profeta (Grillo per l'appunto), propone programmi che partono dal dialogo con le persone. 
Persone, non elettori: la differenza non è poca!
E' ovvio che alcune tematiche siano populiste giacché vengono dal popolo e proprio perché vengono da un substrato multiforme come il popolo sono pericolose perché troppo immediate, ovvero senza programmazione a lungo termine, senza lungimiranza (che è tipico dei grandi statisti, soggetti che in Italia mancano da troppi decenni, a meno che qualcuno non sia convinto che Andreotti, Craxi, Berlusconi e Prodi fossero davvero statisti...).
Ma ancora, va sottolineato che solo alcune sono populiste: altre sono assolutamente serie e condivisibili.
Molto, ma molto di più dei fumosi propositi dei partiti tradizionali cui la gente sta imparando, direi finalmente, a sospettare.
Il crollo del PdL era scontato e prevedibile: un partito nato dal nulla e basato esclusivamente sulla forza mediatica del suo leader non poteva che capitombolare insieme ad esso. Per di più, come ha detto Feltri dal Giornale, Berlusconi ha preferito andare da Putin a mignotteggiare, e di fatto il suo nome è sparito da ogni manifesto.
La classe dirigente del PdL è infatti deprimente. A meno che davvero si pensi, come fece Berlusconi, di affidare il paese a personaggi come La Russa, Cicchitto, Scajola, Bondi, Gasparri.e il "fu lodato" Alfano solo perché posseggono propri "fortini elettorali". 
I fortini crollano quando a dirigerli c'è gente ottusa e incapace, perché alla lunga non si possono mantenere politiche clientelari senza cadere nel penale. 
Lo sa bene la Lega, crollata anch'essa insieme alla caduta della sua presunta e auto celebrata purezza, perché nemmeno Maroni ha avuto la forza di spazzare via alcuni personaggi ignobili, a partire dal leader di sempre e dalla sua amata famiglia allargata (non si può dire che sono state ritenuti sufficienti le dimissioni dagli incarichi e tenere i ladri in casa proclamando di aver fatto piazza pulita). La Lega ha retto solo con Tosi, l'unico che pare, almeno visto la vittoria plebiscitaria, a dare dignità alle idee leghiste. 
Un esempio ottimo del mio teorema per cui le idee sono tutte più o meno buone ma che a fare la differenza sono le persone che cercano di realizzarle.
Il PD ha retto, ma non ha vinto; non può: è un accozzaglia di idee diverse su concetti basilari tenuto insieme solo dalla paura. Convivono in esso troppe anime, dalla cattolica alla laica, dal socialismo e post comunismo agli ex DC. Non riusciranno mai ad essere un vero partito unitario: terminata la paura, il coro, già piuttosto stonato, finirà per dissolversi, come sempre, e come sempre cambiando nome per salvare il salvabile.
Il Centro, di suo, sta già pensando di cambiarlo, il nome. Casini è un pessimo oratore, non ha carisma e allo stesso tempo è la faccia migliore che in quell'area possono candidare. Vive grazie al supporto della lobby cattolica, sempre più minoritaria sebbene assai potente e ricca. FLI è l'aborto di un partito mai nato, generato da padri rivelatesi impotenti.
Sel e Di Pietro vivono sull'immagine dei loro leader. Salgono con il montare della protesta, rappresentando il "NO". Ma quando saranno chiamati a governare, se mai lo saranno, si dimostreranno simili agli altri. Il motivo è semplice: come del resto il sopraccitato Movimento a 5 Stelle, la crescita troppo rapida fa imbarcare molti arrivisti. L'IDV ne sa qualcosa visto che il Governo Berlusconi è rimasto attaccato al respiratore artificiale di transfughi del calibro di Razzi e Scillipoti il cui concetto di "Valori", nell'acronimo del movimento, assumeva evidentemente il significato di "Denari".

L'incapacità generale ha portato i partiti per una volta ad accordarsi nel dare l'opportunità al paese di cambiare. Dovevano trovare una figura di alto profilo che riscattasse l'immagine internazionale del Paese legato alle barbine figure del Dott. "Burlesquoni", ovvero di un paese letteralmente, mi perdoni il lettore, a puttane e del circo di pagliacci che occupano, disonorandoli, gli scranni del Parlamento.

Ma non si può pensare di riplasmare l'Italia e gli italiani dando loro un nuovo leader senza cambiare una sola persona di coloro che lo sostengono, visto che al contempo, gli stessi sono stati causa dello attuale sfacelo.
E così, mentre il governo prosegue nella sua marcia di risanamento fatto di lacrime e sangue (beninteso, ci voleva, ma ci vorrebbe anche un orizzonte temporale che invece non ci viene fornito), coloro che lo sostengono si attirano solo gli strali mentre il governo si prende, giustamente, i pochi meriti di quel poco che riesce ad ottenere. 
Avrebbero dovuto pensarci prima di a riempire le loro fila di incapaci imbonitori o di avvocati "salvachiappe" detti altrimenti, azzeccagarbugli.
Stolti, hanno voluto volare basso mirando solo al proselitismo e non si sono accorti che stavano invece scavandosi la fossa sotto i piedi, giocandosi il consenso ottenuto a fandonie con il continuo scandalo della loro inettitudine.
Ma non l'hanno capito. Continuano ad analizzare, con analisi sciocche di chi ha le fette di salame davanti agli occhi e non ricordano nemmeno che il salame è carne di maiale, ovvero, sempre facendo riferimento al capolavoro di Orwell,  la loro pelle.
"Paghiamo il sostegno a Monti"; "I voti che abbiamo perso sono diventate schede bianche e li recupereremo"; "Siamo andati male ma nessuno può cantare vittoria". Frase sentite e risentite, che dimostrano la poca,  se non nulla, capacità di analisi. 
Nemmeno si sognano che la colpa è totalmente loro e del fatto che non hanno più contatti con la realtà.
Non capiscono perché non sono più in grado di capire.
E nella Storia questo significa, in genere, essere arrivati ad un punto di non ritorno.

2 commenti:

Fabrizio Leone ha detto...

Concordo praticamente con tutto quanto hai scritto.

Spero seriamente che siano arrivati al capolinea, ma qua se gli italiani non si danno una svegliata la situazione difficilmente risanerà.
Del resto mani pulite, quasi 20 anni fa, ha mostrato una politica corrotta fino al midollo, ma la situazione invece di migliorare è peggiorata

Unknown ha detto...

C'è però più consapevolezza da parte della gente e la Sardegna con la sua gente lo ha dimostrato: dopo tanto cincischiare da parte della politica sulla riduzione delle province la gente ha preteso il referendum e ha affossato la voglia di poltrone dei politici locali. Mi auguro solo che quella della Sardegna sia la via per il cambiamento, ovvero una via all'interno dell'istituto democratico.

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