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giovedì 15 novembre 2012

Ricordatevi di Savita


Quando avrò ancora a che fare con coloro che sostengono che la vita di chi non è ancora nato vale di più di quello di una donna, risponderò semplicemente: "Savita".
Quando cercheranno di convincermi che l'aborto terapeutico è omicidio, risponderò semplicemente: "Savita".
Quando mi verranno a raccontare che l'etica cristiana è a favore della vita, sempre e comunque, risponderò loro con una sola parola: "Savita".
Quando mi diranno che la ragione e la scienza devono fermarsi dinnanzi all'applicazione del presunto volere di un presunto dio, il mio sdegno si condenserà in un unica parola, in un nome: " Savita"
Quando sentirò pontificare che ogni cosa positiva proviene dall'ascolto e dall'applicazione del volere di un dio, la mia voce si leverà con un grido "Savita!".

Perchè non esiste feto, donna, uomo, animale, che debba o possa essere ucciso o peggio, sacrificato nel nome di qualcosa la cui esistenza è sostenuta dal solo credere.
Non si può morire, in un ospedale, per la lucida follia di idioti che dovrebbero servire il sapere e si prostrano invece come vermi all'interpretazione di un pessimo libro di fantasia.

Savita Halappanavar era una donna di 31 anni incinta cui è stato negato l'aborto terapeutico per tentare di salvare il feto di 17 settimane nonostante la situazione fosse già degenerata. "Si sentiva ancora il battito", hanno sostenuto i medici, mentre la cervice uterina rimaneva aperta per due giorni, cosa . La donna  ha così contratto un'infezione ed è morta di setticemia, dopo una dolorosa agonia. 
Tutto questo, per la cronaca, è accaduto in Irlanda.
"Un Paese Cattolico"

PS : Consiglio di leggere anche l'approfondimento de Il Censore.

PPS: Ho letto molti commenti su vari giornali a difesa della chiesa cattolica. Questo mio post non è contro la Chiesa in quanto istituzione, quanto contro il sonno della ragione che genera certi mostri; sonno a mio parere indotto dalla scelta di anteporre valori derivati da interpretazioni di un vecchio libro su cui è scritto tutto e il suo contrario a valori assoluti, come la vita. In questo caso di una donna.

2 commenti:

max cady ha detto...

ciao
non riesco a farmi un'diea, dopo essermi molto incavolato ieri.
rimane, una donna morta.
come rimane sempre aperta la questione, per alcuni individui, del considerare, lo chiamo, per semplicita', "vita" un feto.

spero di essermi spiegato ;)
non so, magari se hai avuto tempo hai gia' letto i commenti sul blog di Goldacre (lo ho scoperto da Attivissimo). per semplicita' di linko il blog, ovviamente togli pure il link se non ti va
http://bengoldacre.posterous.com/irish-miscarriage-case
ciao

Unknown ha detto...

Il feto è vivo, quindi sicuramente è "vita". La contrapposizione etica a mio avviso non riguarda la distinzione tra feto ed essere vivente quanto la volontà della madre di portare a termine la gravidanza, a maggior ragione quando il feto non avrebbe alcuna possibilità di sopravvivenza in ambiente extrauterino, e quando il tentativo di salvarlo mette a serio rischio la salute (o la vita) della madre contro la volontà di questa.
Personalmente non trovo nulla di anomalo in una madre che ad esempio, rifiuta una chemioterapia, che potrebbe salvarle la vita per tentare di portare a compimento la gravidanza, come parimenti non trovo nulla di sbagliato in quella che decide di interrompere la gravidanza o per salvare la propria vita, o a seguito di malformazioni del feto. Ritengo che fintanto che il feto si trova nel ventre materno sia la madre a dover decidere (anche a scapito di eventuali pretese del padre, giacché sulla madre e non sul padre, ricadono tutte le conseguenze, sia fisiche che psicologiche). Ciò che trovo sbagliato (opinione personale) è dunque che la decisione dei medici, la legge e quant'altro siano andati contro l'unico legittimo volere che è quello della madre. Che poi tali decisioni siano state prese per una questione morale di terzi è, se possibile, ancora più aberrante.

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