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martedì 5 settembre 2017

Vademecum: come destreggiarsi nel mondo dell'informazione.


Nell'attuale mondo digitalizzato, le notizie si susseguono in modo così rapido e caotico da rendere difficoltosa la cosiddetta ricerca della "verità", se non attraverso alcune regole di buon senso. 
Anzi, per dirla tutta, i risultati di una ricerca, spesso portano a conclusioni diametralmente opposte alla "verità", giacché, a far la notizia non è più l'attendibilità delle fonti, ma il "successo" della notizia stessa.
Tale "successo ", ahimè non è più determinato dalla serietà della fonte, ma dalla virulenza con cui la notizia si diffonde, ed essa in genere è proporzionale all'effetto mediatico che si desidera ottenere (stupore, indignazione).

Questo per motivi molto complessi: 
  1. Innanzitutto l'esigenza di vendere la notizia. Nel mondo dell'informazione, oggi, non conta l'attendibilità delle notizie, ma chi arriva prima. Spesso i dati in essa contenute sono interpretazioni di voci se non addirittura supposizioni (spesso presenti nei titoli e poi appositamente mancanti nell'articolo). I tempi non sono più quelli di un reportage o di un inchiesta (troppo lunga e incomprensibile ai più). Motivo per cui la stessa identica notizia, poco di più che un dispaccio infarcito,  titolata in modo iperbolico avrà maggior successo della stessa, più articolata e veicolata in maniera più pacata.
  2. Siamo tutti interconnessi. Prima, se volevi informarti, dovevi leggerti almeno 3 giornali, uno istituzionale e due con visioni opposte, guardarti almeno 2 TG e magari farti una capatina in biblioteca per raccogliere informazioni generali su un dato fenomeno. Oggi no. Bastano due click in rete per trovare una notizia che faccia comodo al proprio modo di pensare (la maggior parte dei casi in malafede o per totale ignoranza). Non c'è, dunque, selezione nemmeno a valle: la notizia, spesso sommaria (per il motivo di cui sopra) viene data in pasto ai porci (scusate la franchezza), che la ripetono a vanvera, spesso non capendoci nulla, ma decretando, appunto il "successo" della notizia.
Per prevenire abbagli è quindi necessaria una verifica delle fonti.

Cosa tutt'altro che facile, direte voi,  anche in virtù del fatto che, come esseri umani, tendiamo a sopravvalutare le nostre capacità di comprensione.
A tal proposito, vi dico come faccio io (si accettano suggerimenti atti al miglioramento del metodo):
  • Innanzitutto, "criticare": la fonte va analizzata e confrontata (con altre fonti) per verificare che "il dato" che propone sia oggettivo o meno (il fatto a cui si riferisce è avvenuto per davvero? In quel preciso modo?).
  • La fonte va dunque verificata in modo da capire quanto il dato proposto sia esaustivo o frammentario e se tali frammenti siano intenzionali o casuali e cercare sempre di colmare dove è possibile i cosiddetti "vuoti" (Esiste una causa-effetto? La notizia è causa o conseguenza?).
  • Tenere sempre presente che la fonte (non il dato), è sempre "una" e non "la" rappresentazione della realtà (verificare l'esistenza del dato da importanti centri di sapere; da fonti attendibili, magari non allineate, tipo le testate giornalistiche). 
  • Nonostante questa prima scrematura è possibile che le informazioni raccolte possano essere false: non vanno comunque eliminate, ma analizzate per capirne il senso, ovvero perché la notizia è stata data falsa (Cui prodest? Semplice svista o mala informazione?)
Non ultima va  catalogata la fonte (soprattutto se ha una connotazione storica):
  • Sono intenzionali (reportage, annuari, etc)? 
  • Non lo sono (leggende, miti, etc)?
  • Contesto di produzione delle fonti (calare la fonte nel suo contesto storico)?
  • Gerarchia delle fonti (istituzionali, private, letterarie, archeologiche, artistiche, ecc)?
  • Da chi sono state prodotte (da un ente, da un privato, da una testata, etc)?
  • Perché sono sopravvissute (fattori casuali, fattori intenzionali)?
A questo punto è bene, prima di continuare, fermarsi ed ammettere che, nonostante il lavoro svolto e  per quanto tutto possa portare ad un risultato, che tale visione sia una soggettiva (al più condivisa da molti).
Questo punto è fondamentale.
Ricordiamo che tutto quanto sopra, infatti si traduce in: 
  • si è operata una scelta di quali sono le fonti a cui attendere
  • si è fatta una ricostruzione, interpretando, mediando, ipotizzando.
Ciò che quindi riportiamo, per quanto ci sia buona fede, è sempre comunque una "narrazione".

E' importantissimo, qualora si ponga se stessi come veicolo di notizie, che qualunque sia la nostra narrazione, sia la più esaustiva possibile: notizie frammentarie, non giovano alla propria credibilità. 
Altrettanto importante lasciare che la notizia "sedimenti", ovvero che passi un certo qual tempo, poiché questo ci permette di non fare, nella migliore delle ipotesi, commenti inutili o, nella peggiore di divenire veicolo di fake news. 
Nella malaugurata ipotesi che la situazione si ingarbugli, astenersi.
Un buon silenzio non fu mai scritto.

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